Una manifestazione di memoria storica che rivive nel parco dell’ex Manicomio di Collemaggio, una tre giorni ricca di eventi: convegni, spettacoli, concerti e non solo, per giovani e meno giovani.
A 16 anni dalla sua ultima edizione, torna Follie D’Estate, centrato, quest’anno, sul protagonismo femminile, con l’intento di offrire uno spazio culturale che possa raccontare la storia di quel luogo di sofferenza e reclusione, che nell’immaginario collettivo della città era avvertito come una zona d’ombra, dimora per eccellenza dell’alterità. Attraverso la narrazione della sua storia, dalle origini fino all’attuazione della “Legge Basaglia” che portò finalmente alla chiusura dei manicomi, si vuole costruire una memoria storica legata all’Ospedale Psichiatrico.
È inserita all’interno della 723° Perdonanza Celestiniana la prima riedizione del festival Follie D’Estate: un’esperienza storica della città di L’Aquila, nata nel 1986 con l’obiettivo di creare momenti di incontro tra i “matti” e la città, per alleviare le sofferenze dei malati e avvicinare i “benpensanti” aquilani a quella specie di mondo a parte che era il Manicomio di Collemaggio. Per più di dieci anni Follie D’Estate è stato un Festival “effimero” fatto di attività culturali e ricreative, di spettacoli e feste dentro e fuori Collemaggio, un tentativo di costruire un progetto di comunità coesa e solidale. Progetto più che mai attuale, che vuole essere contestualizzato nello scenario culturale di oggi, avviando un importante percorso di crescita per la città.
Tanti gli eventi proposti dal 21 al 23 agosto: un convegno al giorno per tre giorni sui temi della salute mentale e del luogo che storicamente la rappresenta a L’Aquila, Collemaggio, e ancora concerti (Sativa, Gipsy Rufina, The Weelis), spettacoli teatrali (I semi della memoria, Augusta F.), poetry slam, e tanto altro…
I fiori del male – Donne in manicomio nel regime fascista
Da non dimenticare assolutamente la mostra foto-documentaria I fiori del male – Donne in manicomio nel regime fascista, a cura di Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante e realizzata dalla Fondazione Università degli Studi di Teramo in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Teramo e l’Archivio di Stato di Teramo. I materiali documentari al centro del percorso espositivo attingono in larga parte all’archivio storico del manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo. Sono figlie, madri, mogli, spose, amanti; sono donne vissute durante gli anni del regime fascista. Ai volti delle ricoverate sono affiancati diari, lettere, relazioni mediche che raccontano la femminilità a partire dalla descrizione di corpi inceppati e restituiscono l’insieme di pregiudizi che hanno alimentato storicamente la devianza femminile.
L’idea di realizzare una mostra sulle donne ricoverate in manicomio durante il periodo fascista è nata dalla volontà di restituire voce e umanità alle tante recluse che furono estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca. Durante il Ventennio si ampliarono i contorni che circoscrivevano i concetti di emarginazione e di devianza e i manicomi finirono con l’accentuare la loro dimensione di controllo e di repressione; tra le maglie delle istituzioni totali rimasero imbrigliate anche quelle donne che non seppero esprimere personalità adattate agli stereotipi culturali del regime o non assolsero completamente ai nuovi doveri imposti dalla “Rivoluzione Fascista”.
“Ci è sembrato importante – spiegano i curatori della mostra – raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio.”
Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche. Il manicomio, in questo senso, è stato un osservatorio privilegiato dal quale partire per analizzare i modelli culturali – di matrice positivista – che hanno storicamente contribuito a costruire la devianza femminile e che durante il Ventennio furono ideologicamente piegati alle esigenze del regime.
Il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso così di recuperare una parte fondamentale della nostra memoria e di restituirla alla collettività.
La mostra rimarrà aperta dal 21 al 29 agosto, dalle ore 17 alle 22 e sarà visitabile, in maniera gratuita, sempre presso l’ex Manicomio di Collemaggio.
I semi della memoria: storie dall’ex Ospedale Psichiatrico di Collemaggio
La prima serata sarà animata dalla narrazione teatrale “I semi della memoria: storie dall’ex Ospedale Psichiatrico di Collemaggio”, a cura di Libera Pupazzeria, frutto dell’omonimo percorso laboratoriale di arti figurative e performative del teatro e della musica che ha preso vita nei mesi scorsi all’interno del parco dell’ex O.P. di Collemaggio. Il laboratorio ha portato alla realizzazione di grandi figure bianche in cartapesta indossabili, muovendo dalla tradizionale figura della pupazza abruzzese, ispirate al tema della follia e alla storia dell’ex manicomio: la figura familiare, spesso grottesca e giocosa, è in questo contesto “straniata” in forme poetiche ed evocative. In un’ottica di recupero e rivalutazione del parco semi-abbandonato dell’ex O.P. e di collaborazione tra le realtà associative che già vi operano, le attività hanno avuto come base logistica proprio tali associazioni e come fruitori e protagonisti gli studenti del territorio aquilano, da un lato, e le persone in condizione di fragilità e a rischio di marginalizzazione sociale, dall’altro. Lo scopo del laboratorio e quindi della narrazione teatrale è stato quello di raccontare l’Ospedale Psichiatrico di Collemaggio nel tempo, attraverso un lavoro di ricerca sul territorio e di testimonianze dirette (infermieri, operatori, ex utenti…) e attraverso studi e documentazioni scritte, e di farne narrazione poetica attraverso le arti figurative, il teatro e la musica: trasformare cioè quello che fu luogo di contenzione e reclusione in una fucina poetica, in un luogo di inclusione ed incontro, nel luogo delle possibilità. Un laboratorio creativo diffuso e un lavoro sulla memoria per dare una possibilità alla città di fare i conti con la propria storia e i propri errori, per prendere le distanze con forza da quelle che furono pratiche disumane sempre a rischio di riproporsi e trasformare quello che fu luogo di sofferenza, di emarginazione e di confinamento in un luogo di accoglienza e di ascolto, dove le differenze e le sensibilità vengano valorizzate dalla creatività, abbiano la possibilità di rivelarsi, di mostrarsi. Il tutto favorendo un dialogo tra sensibilità e visioni del mondo diverse, facendo un lavoro sulla memoria che sia da monito per le generazioni più giovani, per tornare quindi ad esaltare il valore della pluralità in un luogo che proprio muovendo dal non riconoscimento del diritto ad essere diversi, con la contenzione e la violenza, cercò di ridurre ad una presunta normalità l’anima e le personalità di migliaia di persone che vennero lì recluse. Un’occasione per riflettere su cosa è per noi “diverso” e su come ci relazioniamo con esso anche nel nostro presente, dall’alterità assoluta della pazzia confinata nel manicomio di Collemaggio negli anni bui della sua storia alla diffidenza o indifferenza di oggi verso il disagio psichico, la “deformità” o “devianza” da una presunta “normalità”. Chi decide, poi, cos’è “normale” e giusto? Siamo noi attori nel costruire questa “normalità” o semplicemente recepiamo e subiamo modelli che ci vengono calati dall’alto? Quanta umanità si perde in tutto ciò? Quanta umanità dimentichiamo lungo i bordi e dietro i muri che una volta furono dei manicomi? Ed oggi, che aspetto hanno questi muri? La serata vedrà dunque alternarsi momenti di riflessione e poesia con momenti di festa e leggerezza, così da far seguire al momento della meditazione su quello che quel luogo ha rappresentato per la città momenti di convivialità in cui pensare a cosa invece quel luogo potrebbe diventare riscattandolo dal buio che ha rappresentato: un luogo di accoglienza e di dialogo creativo, dove i talenti e le abilità possano esprimersi ed entrare in relazione tra loro, da luogo della repressione quindi a cittadella della creatività e della memoria.
Si ringrazia…
Tante anche le collaborazioni e gli sponsor. Ringraziamo, prima di tutto, il Comitato Perdonanza e il Comune dell’Aquila; la ASL che ci ha permesso di utilizzare i suoi spazi per far rivere il nostro sogno; gli amici che ci hanno aiutato nell’organizzazione: ARCI – Comitato Provinciale dell’Aquila, 3e32, Animammersa, e i singoli cittadini che hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione (tra gli altri, Giovanna Di Matteo e Filomena Cioppi); la Libera Pupazzeria, nelle persone di Silvia Di Gregorio e Massimo Piunti, che curerà la narrazione teatrale della prima serata, frutto di un percorso laboratoriale di ricerca e costruzione durato mesi, che ha visto coinvolte tante realtà, tra cui la nostra, quelle di Casematte e della Comunità 24 luglio e le Scuole Secondarie, gli esperti Giudo Alfonsetti e Rachele Bergantino e tutti gli artisti coinvolti nella performance: Alberto Santucci, Alessandro Tettamanti, Doriana Legge, Eleonora Visalli, Giulio Votta, Marco Rodomonti, Romina Masi, VitivinicolaItaloAbruzzese. Ringraziamo, per la mostra, i curatori Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante, della Fondazione Università degli Studi di Teramo, che ci hanno dato fiducia. Come non menzionare, poi, gli sponsor, pubblici e privati, che hanno reso possibile in varie misure, la realizzazione dell’evento: Fondazione Carispaq, Rosa Edilizia, BCC, CGIL, SPI CGIL, Coordinamento Donne SPI CGIL, TerreMutate laquiladonne, F.lli Chiodi Costruzioni, Costruzioni Boccanera, Brico IO Aleandri, Franchetti materiali per l’edilizia e De Matteis Visione casa. Numerosi, infine, gli artisti che vedrete avvicendarsi sul nostro palco (Margherita Di Marco & Vincenzo Mercurio – Compagnia dei Merli Bianchi/Teatro Proskenion, Francesco Proia – autore del libro “Il nido della follia”, Marisa Mastracci – Compagnia dei Guitti, Barbara Bologna – autrice di “Poesie dal manicomio”, Matteo Di Genova, Gruppo Polifonico Quattro Quarti, Associazione Teatrale I funamboli di Giorgio) e le personalità che potrete incontrare durante i convegni (Rachele Bergantino – Associazione 180amici L’Aquila, Pierluigi Biondi – Sindaco di L’Aquila, Stefano Cecconi – Politiche della Salute CGIL, Giovanna Del Giudice – ConF.Basaglia, Loretta Del Papa – CGIL, Sabrina Di Cosimo – Assessore alla Cultura, Paola Flammini – Associazione 180amici L’Aquila, Camilla Inverardi – Architetto, Guido Liris – Vicesindaco di L’Aquila, Pierpaolo Petrucci – Presidente Commisione Territorio, Ambiente e Infrastrutture Regione Abruzzo, Mario Reali – Psichiatra, Alessandro Rossi – Direttore DSM L’Aquila, Alessandro Sirolli – Associazione 180amici L’Aquila, Fabrizio Starace – Presidente SIEP e Direttore DSM Modena, Rinaldo Tordera – Direttore Generale ASL1 Avezzano Sulmona L’Aquila, Gisella Trincas – UNASAM).