Il 7 aprile 2001, tutti i popoli e i governi del mondo celebreranno la Giornata Mondiale della Salute. Quest’anno essa è dedicata alla salute mentale. Concentriamo l’attenzione sulla salute mentale in riconoscimento del carico che i disturbi mentali e cerebrali comportano per le persone e le famiglie che ne sono colpite, e con lo scopo di mettere in luce gli importanti progressi compiuti dai ricercatori e dai clinici nel ridurre la sofferenza e la disabilità che l’accompagna. Il nostro è un messaggio di preoccupazione e di speranza.
La strada che abbiamo davanti è lunga. Essa è ingombra di miti, segreti e vergogna. Poche sono le famiglie che non avranno un incontro con i disturbi mentali o che non avranno bisogno di assistenza e cura in un periodo difficile. Eppure, noi fingiamo di non sapere o evitiamo intenzionalmente di prendere in considerazione questo fatto. Ciò perché, forse, non abbiamo dati sufficienti per incominciare ad affrontare il problema. In altre parole, non sappiamo quante sono le persone che oggi non ricevono l’aiuto di cui hanno bisogno – un aiuto che è disponibile, un aiuto che può essere ottenuto ad un costo non elevato. E, poiché non abbiamo questa conoscenza, non abbiamo fatto abbastanza per affrontare i disturbi mentali e cerebrali. Non riconoscendo questa realtà, noi perpetuiamo un circolo vizioso di ignoranza, sofferenza, privazione e persino morte. Noi abbiamo la capacità – dentro di noi – di fronteggiare la nuova sfida. Tra le persone, nelle società, nei governi. Insieme dobbiamo lavorare per attuare il cambiamento.
Si stima che oggi vivano 400 milioni di persone affette da disturbi mentali o neurologici o da problemi psicosociali come quelli legati all’abuso di alcool e droghe. Molte di loro soffrono in silenzio. Molte di loro soffrono in solitudine. Al di là della sofferenza e della mancanza di assistenza ci sono le frontiere dello stigma, della vergogna, dell’esclusione e, più spesso di quanto ci preoccupiamo di sapere, della morte.
La semplice verità è che noi abbiamo i mezzi per trattare molti disturbi. Noi abbiamo i mezzi e le conoscenze scientifiche per aiutare le persone nella loro sofferenza. I governi sono stati negligenti in quanto non hanno fornito strumenti adeguati di trattamento alla loro gente. E la gente ha continuato a discriminare coloro che soffrono di questi disturbi. Le violazioni dei diritti umani negli ospedali psichiatrici, l’insufficiente disponibilità di servizi di salute mentale nella comunità, gli schemi di assicurazione iniqui e le pratiche di impiego discriminatorie sono soltanto alcuni esempi. Per caso o per volontà, noi siamo tutti responsabili di questa situazione, oggi.
Ora è il momento di affrontare il problema. Consideriamo questa giornata un’opportunità ed una sfida. Una giornata per riflettere su ciò che rimane da fare e su come possiamo farlo. Usiamo questa giornata e le settimane a venire per fare il punto e per promuovere da un lato nuove politiche e dall’altro nuovi atteggiamenti. Insieme ai nostri Stati Membri, impegnamoci a lavorare perché venga un giorno in cui una buona salute significherà anche una buona salute mentale.
Il secolo scorso ha visto cambiamenti spettacolari nel modo in cui viviamo e pensiamo. L’intelletto umano e la tecnologia sono arrivati insieme a proporre soluzioni che non avremmo osato immaginare cinquant’anni fa. Abbiamo sconfitto malattie che una volta sembravano invincibili. Abbiamo salvato milioni di persone dalla morte prematura e dalla disabilità. E la nostra ricerca di soluzioni migliori per la salute pubblica è, come deve essere, senza sosta. Le soluzioni per i problemi di salute mentale non sono difficili da trovare; molte di esse sono già con noi. Ciò che ci serve è concentrare l’attenzione su questo aspetto come una priorità assoluta. Noi dobbiamo inserire in maniera sistematica le soluzioni e i rimedi per la salute mentale nella nostra ricerca di una vita migliore per tutti. Soltanto allora i nostri successi saranno più significativi. In questa giornata, il nostro impegno è: “Salute mentale: contro il pregiudizio, il coraggio delle cure”.
Ginevra, 7 aprile 2001
Gro Harlem Brundtland, Direttore Generale OMS